Che cos’è il Welfare State? E’ il complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini.
L’espressione («Stato del benessere»), entrata nell’uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, è tradotta di solito in italiano come Stato assistenziale (che ha però sfumatura negativa) o Stato sociale. Secondo A. Briggs, gli obiettivi perseguiti dal welfare sono fondamentalmente tre: assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità.
Tra gli strumenti tipici per perseguire gli obiettivi del welfare troviamo per esempio l’erogazione di servizi in natura (in particolare istruzione, assistenza sanitaria, ecc.) o la concessione di benefici fiscali (per carichi familiari, l’acquisto di un’abitazione ecc.) da parte dello Stato.
In questo contesto si inserisce anche il concetto di “previdenza sociale” ovvero il complesso di istituti e attività, gestiti e svolti direttamente dallo Stato (previdenza sociale obbligatoria) o da organismi autorizzati (previdenza complementare o integrativa) che hanno per obiettivo quello di assicurare ai cittadini la possibilità di far fronte a particolari situazioni di necessità (infortunio, malattia, invalidità, ecc.), o i mezzi necessari di sussistenza al termine della vita lavorativa (pensioni di anzianità e di vecchiaia).
Ma qual è il futuro per il welfare sanitario italiano?
Il sistema della sanità in Italia, che nonostante tutto presenta anche delle eccellenze, ha ancora grandi divari territoriali in termini di qualità ed efficienza, oltre ad essere chiamato a rispondere alle sfide di una popolazione che invecchia e che sempre più avrà bisogno di servizi di assistenza.
Un ampio ruolo è svolto dall’assicurazione privata, operante a braccetto con il settore pubblico, che può permettere di migliorare gli standard di efficienza, qualità ed equità del sistema stesso.
Infatti, in un’attenta analisi della sostenibilità del sistema sanitario ad opera di R. Manzato (Direttore centrale Ania) quello che si evince è proprio questo, ovvero la necessità di finanziare tramite la sanità integrativa privata il sistema sanitario italiano al fine di renderlo un mercato in miglioramento grazie alla competitività, la flessibilità e grazie ad una miglior qualità in infrastrutture e preparazione tecnica.
Alcuni dati per immaginare quale sarà lo scenario a venire:
– Si prevede una forte crescita della componente pubblica della spesa sanitaria, nel 2060 il rapporto tra spesa sanitaria e Pil sarà, a causa dell’invecchiamento della popolazione e nonostante l’ipotesi di attuazione di politiche attive di contenimento della spesa pubblica, tra l’ 8,2% e l’8,7% (dati studio ad opera della Ragioneria generale dello Stato).
– Si prevede un serio incremento della spesa pubblica anche in considerazione dell’aumento della spesa per “la non autosufficienza” ovvero per le spese di indennità di accompagnamento, per le pensioni, per gli assegni di invalidità civile. Il dato relativo è destinato a raddoppiarsi crescendo dallo 0,8% del Pil all’1,7%.
– Nel 2012 ben 9 milioni di italiani hanno dichiarato di non aver potuto accedere, per ragioni economiche, ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno (da un recente studio del Censis).
Percentuali in aumento quindi, e senza dubbio numeri non sostenibili dai conti pubblici italiani, oltre ad una situazione molto preoccupante in cui a causa di risorse insufficienti o di tempi di attesa troppo lunghi molti italiani rinunciano a prestazioni sanitarie di cui necessitavano.
Chiaro è che lo Stato inizia ad essere in difficoltà a garantire “tutto a tutti” nonostante il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che istituito decenni fa è riuscito fino ad oggi a garantire a tutti i cittadini – in condizioni di uguaglianza – l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, in attuazione dell’art.32 della Costituzione, che recita:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Riflettiamo, quindi, sul ruolo e sugli ambiti di operatività dei due pilastri – pubblico e privato – del sistema sanitario italiano.
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