E ‘ notizia dei giorni scorsi che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è riuscita a convincere il premier Renzi a far sparire dal decreto Irpef i tagli lineari alla sanità per 2,4 miliardi di euro spalmati nell’arco di due anni. L’undicesimo rapporto Osservasalute (2013) dipinge un quadro in chiaroscuro della sanità italiana. A far paura nel prossimo futuro sono le ripercussioni dei tagli alla spesa, che potrebbero minare alle fondamenta l’efficienza del servizio sanitario, la prevenzione e l’accesso alle cure. Il rapporto mette in luce innanzitutto il trend in continua diminuzione della spesa per la sanità: una contrazione necessaria per contenere il debito e rispettare i vincoli di bilancio concordati con l’Europa. Il calo della spesa era iniziato già quattro anni fa, ma solo nel 2012 si è registrato un ulteriore -1,8% rispetto al 2011. La sanità pubblica, infatti, deve fare i conti con una spesa che continua a crescere più rapidamente del pil se non si metteranno in atto interventi correttivi. Dalle ultime analisi dell’Ocse emerge che nel quinquennio 2006-2010 il rapporto tra spesa per la salute e pil è stato del 6,1%, contro la media dei Paesi Ocse del 5,5%. Senza tagli alla spesa il rapporto esploderà nel 2060 al 12,6% (11,8% la media Ocse), mentre con i tagli la crescita sarà contenuta all’8,7% (7,9% la media Ocse). La domanda di servizi sanitari da parte dei cittadini aumenta per via delle tendenze demografiche in atto che portano a un allungamento della vita media e quindi sempre più anziani bisognosi di cure. Lo Stato da solo non riuscirà più a soddisfare il previsto aumento della domanda di sanità e assistenza. A questo punto le famiglie devono organizzarsi per far fronte a un sistema sanitario che non sarà più quello di una volta. Una situazione che si riflette già nei numeri. In Italia, tra i principali motivi per cui non si effettuano esami e visite mediche prevalgono gli ostacoli di natura economica e quelli legati alle liste di attesa, rispetto alle ragioni legate alla scarsità di tempo e all’attesa che il problema si risolva da solo. Oggi si apre quindi un mercato molto ampio per gli operatori della sanità integrativa. Accanto ai fondi e alle casse, che derivano dai contratti collettivi di lavoro o dalle iniziative di alcune categorie, ci sono le polizze, assicurazioni sulla salute che coprono prestazioni a seconda della consistenza del premio versato. Sono legate ai rischi e alle caratteristiche, anche fisiche, della persona che stipula l’assicurazione. In Italia, però, non è prevista deduzione fiscale per le polizze malattia, che inoltre sono soggette a un’aliquota del 2,5% sul premio imponibile. A fronte del quale il contratto copre in tutto o in parte visite mediche e riabilitative, ricoveri, interventi chirurgici in strutture private o convenzionate, fino a tutta una serie di garanzie accessorie molto più ricche e articolate di quelle dei fondi e delle casse, come ad esempio l’invio di medicinali all’estero oppure quello di un medico o di un’ambulanza se l’assicurato è in viaggio. In ogni caso il panorama delle polizze sanitarie sul mercato è eterogeneo. In generale le tipologie di formule sono due. !Le più diffuse sono le polizze a rimborso, ovvero quelle dove l’assicurazione si fa carico in tutto o in parte delle spese ospedaliere, sanitarie e farmacologiche, non oltre i limiti stabiliti dal massimale. Alcuni prodotti di questa categoria sono studiati per coprire soltanto i costi di grandi interventi. Poi ci sono le polizze indennitarie che prevedono l’erogazione all’assicurato di un’indennità giornaliera in caso di ricovero ospedaliero e durante la convalescenza, indipendentemente dalle spese mediche sostenute. Il panorama è quindi ampio e per scoprire quanto alla fine l’assicurato dovrà pagare è necessario farsi fare un preventivo personalizzato dalle singole compagnie. Con un’avvertenza: «Il sistema sanitario integrativo non deve però andare ad alterare il ruolo del Servizio sanitario nazionale, in quanto sarebbe un passo indietro in termini di civiltà, ma serve a completarlo, affinarlo, migliorarlo», dice il presidente della Covip Rino Tarelli.
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