Riprendendo l’articolo del 10/03/2015 continuiamo in un’analisi e confronto del servizio sanitario nazionale italiano con quello di altri paesi europei a noi vicini e che, apparentemente, sembrano funzionare e avere le fondamento su entrambi i pilastri di finanziamento – pubblico e privato.
In Italia la spesa sanitaria privata è cresciuta più di quella pubblica negli ultimi anni con un tasso di crescita medio annuo del 1,8% vs. quella pubblica il cui tasso medio annuo di crescita è pari allo 0,7%.
Pensioamo però a come la crescita dell’1,8% del privato attraverso quali organismi privati si sviluppa. Il privato cresce sia grazie a fondi sanitari (fondi o casse sanitarie, società di mutuo soccorso) sia grazie alle imprese di assicurazione, ma ancora di più, ed è preoccupante, che molto alto all’interno della percentuale appena indicata è il contributo personale del cittadino che finanzia “di tasca propria” (il 2% è la spesa sanitaria privata rispetto al Pil – l’1,7% di questo 2% è la spesa anticipata direttamente dagli italiani “out of the pocket”).
I valori appena indicati sono molto più alti rispetto ad altri paesi dell’unione (Olanda 6%, Francia 7%, Regno Unito 9%, Germania 13%) portando ad:
- inefficienze di spesa,
- aumento del divario dello stato di salute tra poveri e ricchi,
- mancanza dei benefici della prevenzione e della mutualità assicurativa (a scapito di chi ha necessità di fronteggiare esigenze sanitarie),
- mancanza di legami virtuosi (che sempre hanno funzionato) attraverso un risparmio a lungo termine in grado di bilanciare e soddisfare la domanda sanitaria crescente.
Evidente quindi è che lo sviluppo di forme sanitarie integrative è ormai necessario non solo al fine di migliorare il sistema sanitario nazionale ma anche al fine di rendere più efficiente ed equa la spesa.
Come operare non è né semplice, né banale perché occorrerebbe un’analisi chiara e un’altrettanto chiara definizione dell’intervento da farsi sul “pubblico” e sulle prestazioni che il SSN è in grado di erogare e con quale livello, con o senza la compartecipazione dei cittadini (ticket).
I modelli esteri sono diversificati e nessun modello è migliore rispetto ad un altro, è solo perché si è cercato di trovare la risposta e soluzione migliore in base alle proprie caratteristiche statali e di popolazione. Tuttavia ogni modello analizzato prevede un ampiamento della platea della copertura privata a volte primaria, a volte complementare, supplementare o duplicativa.
Alcuni esempi, sempre dall’analisi fatta da R. Manzato (dierttore centrale Ania):
– Francia – i fondi sanitari e le assicurazioni private hanno un ruolo fondamentale nelle coperture complementari rimborsando la compartecipazione dei cittadini nelle strutture pubbliche e private convenzionate per circa il 10% della spesa sanitaria totale sul 96% circa della popolazione. Il sistema prevede anche esenzioni alla compartecipazione delle spese per quei cittadini a basso reddito e ai malati cronici.
– Germania – ai cittadini più abbienti (in base ad una soglia fissata dallo Stato) hanno facoltà di coprire le proprie esigenze sanitarie grazie alla copertura assicurativa data dalla stipula di una polizza privata prevedendo però sempre e comunque un contributo di solidarietà al sistema pubblico (il 10% della popolazione usa questa opzione, il 20% invece usa coperture complementari).
– Olanda – nel 2006 viene varata una nuova riforma sull’assicurazione privata ovvero ogni cittadino (tranne chi ha un reddito molto basso) ha l’obbligo di acquisto di una polizza sanitaria individuale da una compagnia di assicurazione privata e la polizza stessa dovrà prevedere delle coperture minime stabilite per legge.
Come già detto l’obiettivo di fare funzionare un servizio statale al meglio, ed in particolar modo un servizio come la sanità pubblica, è quello di promuovere la salute dei cittadini dando loro un adeguato accesso ai servizi, con un certo livello di qualità, a un costo abbordabile, ma non è chiaro come raggiungere tale obiettivo all’interno delle diverse forze del mercato.
Fatto è che in Italia il ruolo del “privato” sta guadagnando un ruolo sempre più rilevante anche se attualmente questo è ancora relegato ad un ruolo complementare o integrativo al SSN, nonostante i vantaggi che questo porta evitando la spesa che spesso il cittadino deve anticipare di tasca propria.
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